Tutti i liberi professionisti, e non solo, sono abituati ad applicare le marche da bollo sulle proprie fatture. Pochi, però, conoscono perfettamente l’utilizzo della marca da bollo. In questa guida, quindi, chiariremo una volta per tutte cos’è e quando se ne fa uso.
La marca da bollo: storia e disciplina
La marca da bollo, tecnicamente, è una carta valori che certifica il pagamento dell’imposta di bollo sugli atti e, in più in generale, sui documenti rilasciati dalla Pubblica amministrazione. La sua storia, come conferma il nome, è piuttosto antica. Il termine marca, infatti, deriva dal tedesco märke, che significa limite. Esso stava ad indicare la tassa che ciascun cittadino era tenuto a pagare per attraversare il territorio con delle merci. Per attestare il pagamento del balzello, il commerciante doveva essere in possesso di un apposito documento. Questo genere di documento si è poi diffuso in tutto il mondo. In Gran Bretagna, per esempio, per lungo periodo i francobolli hanno assolto al pagamento dei diritti di bollo. Al giorno d’oggi, tuttavia, diversi Stati hanno rinunciato alle marche da bollo. Fra questi, in Europa, dal 1991 vi ha rinunciato la Germania e dal 2002, in parte, l’Austria. Negli ultimi anni, poi, il processo di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione sta portando anche all’avvento della marca da bollo telematica.
La marca da bollo in Italia
Le marche da bollo sono impiegate sin dal 1983. La loro apposizione è disciplinata, in Italia, dal DPR 642/1972. A stabilire il valore delle marche da bollo, tuttavia, è il Ministero delle Finanze.
Il taglio delle marche da bollo
Ad oggi, nel 2018, gli importi delle marche da bollo possono essere fisse oppure variabili a seconda dell’importo del documento. In particolare:
- da 2 euro: si applica sulle fatture e sulle ricevute fiscali, sia cartacee che elettroniche, con importo superiore a 77,47 euro, che non sono sottoposte a Iva;
- da 16 euro: si appone su atti societari e notarili, nonché quelli delle pubbliche amministrazioni, e sui contratti di locazione da registrare presso l’Agenzia delle Entrate;
- da 32 euro: si appongono ogni 100 pagine dei libri giornali di imprenditori, società di persone, consorzi e così via;
- da 230 euro: si applica in occasione di compravendita immobiliare;
- 12 per mille: si applica in funzione dell’importo della cambiale.
Dove comprare marche da bollo
Dove comprare marche da bollo? Almeno fino a oggi è possibile acquistare le marche da bollo cartacee negli esercizi autorizzati alla vendita di beni sottoposti a monopolio. È questo il caso, per esempio, delle tabaccherie. A partire dal 2005 questi esercizi sono stati dotati di un sistema che è in grado di produrre le marche da bollo dell’importo necessario al contribuente. In questo modo non è necessario apporre tante marche quant’è l’importo dell’imposta di bollo da versare. In alternativa, dal 1° gennaio 2015, è possibile assolvere a questo versamento anche in modalità telematica, secondo le indicazione dell’Agenzia delle Entrate.
Quando si applica la marca da bollo
Come è stato già accennato, gli atti soggetti a bollo sono stabiliti dal DPR 642/1972, in particolar modo all’articolo 2. Questo, in particolare, stabilisce che sono soggetti a imposta di bollo:
- fatture, note, conti e simili documenti recanti addebitamenti o accreditamenti, anche non sottoscritti, ma spediti o consegnati pure tramite terzi;
- ricevute e quietanze rilasciate dal creditore, o da altri per suo conto, a liberazione totale o parziale di una obbligazione pecuniaria;
La lista dei documenti ed atti su cui si applica la marca da bollo è lunga, ma per brevità ci si sofferma a queste fattispecie. Per chi volesse conoscere tutte le applicazioni, può consultare l’Allegato A del DPR 642/1972.
Applicazione marca da bollo su fattura
Per quanto riguarda la marca da bollo su fattura, questa si applica quanto la fattura supera l’importo di 77,47 euro, salvo che non siano già state assoggettate a imposta di bollo oppure che non risultino esenti. L’esenzione dell’imposta di bollo vale anche per le fatture relative a esportazioni di merci, sia dirette che indirette, e a cessioni intracomunitarie. In linea di massima, comunque, occorre applicare una marca da bollo da 2 euro su tutte quelle fatture dove non è indicata l’Iva. È il caso, per esempio, degli appartenenti all’ex Regime dei minimi o nel nuovo Regime forfettario.
Sanzioni in caso di mancata applicazione dell’imposta di bollo
L’applicazione del bollo su fatture, generalmente, è a carico del soggetto che emette le fatture. Tuttavia, secondo la norma, la responsabilità è anche di chi riceve la fattura stessa. Comunque, in caso di mancato pagamento dell’imposta di bollo per i documenti per cui è prevista l’applicazione, il legislatore ha introdotto delle sanzioni. In particolare, è prevista un’ammenda per un importo che va da 1 a 5 volte l’imposta evasa, per ogni fattura irregolare, oltre al pagamento dell’imposta stessa.