Al giorno d’oggi, l’obbligo di POS, il terminale che consente di pagare in forma elettronica, sembra quasi un’ovvietà. Eppure, nonostante il POS obbligatorio sia ormai una realtà, ancora molti esercenti hanno difficoltà ad accettare questa realtà. Vediamo allora qual è la normativa attualmente vigente e quali sono sanzioni a cui va incontro chi non rispetta l’obbligo di POS.
POS obbligatorio: la normativa attualmente in corso
La prima normativa diretta a limitare i pagamenti con contante risale al 2007. Precisamente al D.Lgs. n. 231/2007 col quale, pur non introducendo il POS obbligatorio, si vietava il pagamento con contante di somme superiori a 999,99 euro. Successivamente, con la Legge di Stabilità 2016, questo limite fu innalzato a 3.000 euro. L’obbligo di POS, invece, è introdotto nel 2012, precisamente col D.Lgs. n. 179/2012. Nel tentativo di combattere ulteriormente l’evasione fiscale implementando la tracciabilità dei pagamenti, la legge introduceva, per la prima volta a partire dal 1° gennaio 2014, l’obbligatorietà del POS senza però applicare sanzioni ai trasgressori. Queste, invece, sono state introdotte a partire dal 1° febbraio 2017, con il D.Lgs. n. 208/2015 per tutti coloro i quali non si fossero dotati del POS o per quanti avessero rifiutato il pagamento elettronico. E adesso, la situazione qual è?
POS obbligatorio 2020: qual è la situazione attuale?
Una delle principali novità rispetto al POS obbligatorio 2020 riguarda l’introduzione di formule incentivanti verso i pagamenti elettronici. L’obbligo di POS, com’è ovvio, resta confermato con l’obiettivo di favorire concretamente la lotta all’evasione. Per quanto riguarda i consumatori, coloro i quali effettueranno il pagamento con POS potranno prendere parte a una vera e propria lotteria, semplicemente comunicando un codice univoco all’esercente. Il codice potrà essere comunicato anche in caso di pagamento in contanti, ma i pagamenti con POS daranno doppia possibilità di vincita. Gli esercenti, invece, potranno avere vantaggi di natura fiscale. Tutti coloro i quali avranno un fatturato inferiore ai 400.000 euro, infatti, potranno avere un credito di imposta pari al 30% delle commissioni bancari.
A differenza di quanto previsto inizialmente, però, sono state soppresse le sanzioni per POS mancante o per il rifiuto del pagamento elettronico. Quel che è cambiato rispetto al passato, e che è diventato operativo a partire dal 1° luglio 2020, è il tetto massimo dei pagamenti in contanti: da 3.000 a euro, infatti, adesso si passerà a 2.000 euro massimo.
Obbligo di POS: quali sono le categorie che devono avere il terminale?
Come detto, il POS è obbligatorio ormai per numerose categorie di esercenti, ma non per tutte. Per esempio, sono esclusi benzinai e tabaccai, perché trattandosi di categorie speciali, che versano accise statali, hanno un maggior grado di tracciabilità dei flussi finanziari. Quali sono, invece, le categorie che devono rispondere all’obbligatorietà del POS? Sono soggetti all’obbligo:
- commercianti: di tutte le tipologie, a prescindere dalla tipologia di merce e dal luogo dove esercitano (p.es. ambulanti);
- artigiani: sono inclusi in questa categoria tutti quelli che producono, lavorano in piccole quantità (p.es. fabbri, falegnami, ecc.);
- ristoratori: tutti gli esercizi pubblici, come bar, ristoranti, pub e pizzerie, che somministrano bevande, cibo o altro, hanno l’obbligo di POS;
- professionisti: recentemente anche alcune categorie professionali, specificatamente quelli che hanno un rapporto diretto con i clienti, come avvocati, notai, ecc., sono tenuti ad avere il terminale per i pagamenti elettronici;
- albergatori: anche i possessori di alberghi, hotel, B&B e agriturismi hanno l’obbligo di possedere il POS.
Questo è quanto c’è da sapere attualmente sull’obbligo del POS. Indubbiamente, le normative saranno modificate ancora e, a mano a mano, le normative diventeranno sempre più stringenti al fine di favorire sempre più i pagamenti elettronici. A tutto vantaggio di una gestione più trasparente dell’economia.