Il ravvedimento operoso è una procedura che permette ai contribuenti, persone fisiche o imprese, di porre rimedio ad eventuali ritardi nel pagamento dei tributi. Come vedremo, il ravvedimento può riguardare diverse tipologie di tributo, dall’Irpef alle imposte di registro. L’istituto del ravvedimento può essere adottato spontaneamente da cittadini e imprese, anche in caso di 730 precompilato.
Che cos’è il ravvedimento operoso
Il ravvedimento operoso fu introdotto nel 1997, nell’ambito delle Disposizioni generali in materia di sanzioni amministrative per le violazioni di norme tributarie. Esso consente di sanare, in maniera spontanea ed entro 14 giorni dalla data di scadenza, eventuali posizioni fiscali irregolari.
Quando il contribuente riceve un avviso di accertamento, può ricorrere al Attraverso il pagamento di una sanzione ridotta, degli interessi di mora e ovviamente del tributo stesso, sarà possibile regolarizzare la propria situazione tributaria. La sanzione, poi, sarà determinata in percentuale rispetto ai giorni di ritardo sul pagamento del tributo. Il calcolo ravvedimento operoso varia a seconda dell’anno.
Calcolo ravvedimento operoso: le novità per il 2018
Il calcolo ravvedimento operoso, come detto, varia a seconda dell’anno. Per quanto riguarda il ravvedimento operoso 2018, tuttavia, ci sono delle novità. Rispetto al ravvedimento operoso 2017, infatti, sono stati introdotte due nuove misure: il ravvedimento operoso intermedio, che si può applicare entro 90 giorni, e il ravvedimento operoso lunghissimo, che si applica entro due anni dalla presentazione della dichiarazione. In particolare:
- ravvedimento veloce: viene effettuato entro 14 giorni e prevede una sanzione ridotta dello 0,1% per ciascun giorno di ritardo;
- ravvedimento breve: è valido se la dichiarazione avviene fra il 15° e il 30° giorno, ma prevede una sanzione ridotta dell’1,5%;
- ravvedimento intermedio: il pagamento dovrà avvenire entro 90 giorni dal termine di presentazione della dichiarazione, con una sanzione ridotta pari all’1,67%;
- ravvedimento lungo: è previsto se la dichiarazione integrativa sopraggiunge entro un anno dalla dichiarazione e prevede una sanzione ridotta del 3,75%;
- ravvedimento lunghissimo: si applica in caso di pagamento entro o oltre due anni dalla presentazione della dichiarazione e prevede una sanzione ridotta del 4,29% nel primo caso e del 5% nel secondo.
Inoltre, dal 2018, è consentito il ravvedimento anche al termine delle attività di constatazione. In questo caso, la sanzione sarà ridotta a ⅕ del minimo. Rispetto al ravvedimento operoso 2016, poi, è stato aboliti gli istituti di adesione ai processi verbali di constatazione, gli inviti al contraddittorio e gli avvisi di accertamento. Infine, il nuovo ravvedimento operoso prevede che i termini decorrano dalla presentazione della dichiarazione integrativa.
Come effettuare il ravvedimento operoso
Per aderire al ravvedimento operoso, cioè per porre rimedio a una mancata o scorretta comunicazione nella dichiarazione dei redditi occorre effettuare una dichiarazione integrativa. A tale scopo, è possibile utilizzare il modello 730 integrativo, che dovrà essere presentato entro il 25 ottobre per tramite di un intermediario. Questo potrà essere un Caf oppure un professionista autorizzato. In alternativa, è possibile utilizzare il modello Redditi Persone fisiche entro il termine di presentazione della dichiarazione dei redditi, relativa al periodo di imposta successivo.
I tributi che possono essere pagati con ravvedimento operoso
La lista dei tributi che possono essere saldati tramite ravvedimento operoso è molto lungo. Per brevità, forniremo un elenco di quelli più comuni: IVA, Irpef e Ires, Ritenute sui redditi da lavoro o da capitale, Imposte sostitutive per contribuenti minimi e forfettari, Irap, Imu, Tasi, Tari, Cosap. Al contrario, non sono ammessi al ravvedimento i contributi per la gestione separata e i contributi Inail.